1. |
Maturità
04:33
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Senza che tu
te ne renda conto
qualcosa piano piano,
qualcosa sta morendo
e forse è un melograno,
forse sei tu stesso,
forse dei batteri agli inizi
dell'universo.
E potrai pure lasciare
che Facebook ti scompigli le emozioni,
potremo pure continuare
ad accettare i termini e le condizioni:
tipo che quando il vento
avrà fatto partire
gli ultimi amici
i tuoi occhi da verdi che erano
diventeranno piano
in scala di grigi.
(la scala di grigi la devo a Caso, a un brano che si chiama Poco Memorabile e che quando ho scritto Maturità evidentemente per me non è stato poco memorabile: https://www.youtube.com/watch?v=2_bTYRiRGk0 )
Così non la smettiamo
di dirci nell'orecchio
che si spengano le luci
e le sigarette,
così non la smettiamo
di ricordarci spesso
che dietro a quelle antenne
tramonta ancora il sole.
E quando strappo i fiori
dagli spartitraffico
non ci penso mai
che poco dopo muoiono
e quando te ne vai,
sparisci in dissolvenza,
non ci penso mai
che in fondo è un miracolo.
E potrai pure lasciare
le nubi a ricoprire l'orizzonte,
potremo ancora parlare
di quello che capiamo a malapena:
tipo che quando Settembre
avrà già soffiato via
i tuoi eterni più feroci,
gli ultimi addii che resteranno
saranno la mancanza
di quello che ti aspetta;
tipo che quando l'ansia solita
ed i sensi di colpa
ti saranno amici,
i tuoi occhi da verdi che erano
ritorneranno piano
in scala di grigi
per guardare meglio
i tuoi temporali estivi,
per immedesimarsi ancora
in questi temporali estivi,
in tutti i temporali estivi,
che nessuno ha voluto tranne noi.
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2. |
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Basta poco per farsi un'idea di te
vedendoti per caso dietro le finestre
e tenersi in testa una forma per
misurare tutte le mie esigenze,
oh forma di un'ombra perfetta
a cui scrivo i biglietti ed i pomeriggi,
le icone, i paesaggi,
forma che comunque non sei te.
Forse ti ricordi ancora
quella volta sulle mura,
credetti alle tue labbra, ma non so
se erano le tue.
Succede ogni cazzo di volta,
la percezione di una promessa,
negli occhi, nei paesaggi o che ne so,
però non mi basta.
Dici «non capisco, davvero,
questo nostro essere umano»,
credetti alle tue labbra, ma non so
se erano le tue o no.
Insieme a un segnalibro mi hai lasciato
anche il tramonto
e corrono i ragazzi per la via e non ti parlo
e c'è profumo di cose che non saranno.
Prendo le distanze che forse ti vedo meglio
o almeno così mi hanno detto
l'ultima volta che ho toccato il soffitto,
che non era previsto,
l'ultima volta che ti ho visto.
È che non ci sei,
tu non ci sei,
è che non ci sei
e sei ovunque.
Lo dico davvero non c'è,
non c'è più bisogno
per essere te stesso
di cavarti gli occhi
o altre forme di possesso
e proverò a distinguere nel caos
gli orari del pullman
o almeno a segnarmi sulla carta
tutti i punti di non ritorno,
dormire sonni tranquilli,
pettinarmi i capelli,
ma le scarpe tornano a slacciarsi,
non so come, arriverai tu
a risvegliarmi
a prendermi a schiaffi
a scrivere piano
fra il derma e il soffitto
del semplice limite
di tutto questo.
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3. |
Lunedì
02:57
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Comunque non mi hai detto
che si andava via di qua
del resto in un secondo
sono a bordo e guardo giù,
ma non c'è
l'altra collina,
non c'è un giù dove guardare,
non è
più come prima,
non lo so, voglio restare.
E niente fusi orari
nel weekend non so che fare,
non è mica via Perosi
siamo qui per cominciare, per
vedere se pioviggina
se ci sarà qualcosa
sotto a questo sentimento,
un generico ritorno il lunedì.
Comunque nel disastro
c'è un secondo in cui ti guardo
e ci sarà un motivo, credo
non quello che penso,
sono un po' via di qua,
non me ne andrò via di qua.
Ma niente
nel buio delle cose,
negli occhi delle altre,
con il bisogno ancora
di respirare forte
per non sentir l'angoscia
in fondo ai capillari,
per non aver paura
di perdere i treni
Comunque non mi hai detto
che si andava via di qua.
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4. |
Ma ti ricordi?
05:31
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Adesso, sai,
potrei anche mettermi a piangere,
ma ho razionalizzato già troppo
e non ho tempo da perdere, così
mi metto a scrivere
sulle mie mani che
ho sempre bisogno di altro,
sempre di altro da me, come se,
fosse facile,
abbandonarsi e
sorridere al tempo che passa,
che passa lontano da me.
E tu mi dici che
va tutto bene e che
solo un esame di inglese
ti ha fatta piangere un po’,
ma mi raccomando tu stammi bene,
passa gli esami, diventa dottore,
così un bel giorno verrò da te,
verrò da te per farmi curare
e ti dirò “ma ti ricordi?
stavamo insieme a sedici anni
e a quei tempi tu non salvavi
la vita a nessuno, soltanto a me”
E non sei tu,
non sono io,
il problema adesso,
anche se a pensarci bene è tutto diverso
e non ho ancora la forza
di scriverti di questo argomento,
ma nel prato vicino a casa tua stanno costruendo
e io forse guardo a quel cantiere come guardo a un segno
e ho l'età che avevi tu quando
mi guardavi là in mezzo.
Forse dovrei
solo pensare che
siamo tutti diversi
e tu sei diversa da me
che poi alla fine tu
eri diversa anche da
come pensavo che fossi,
l'idea che avevo di te,
ma non so come,
la propensione a mettere le idee davanti ai fatti
che mi trascino avanti da tempo…
e ti confesso che a volte ho paura
di questo tempo, di questa atmosfera,
che quasi da sempre proviamo a fermare
con una canzone o un cerimoniale,
ma ti rendi conto che non siamo niente,
pretese ontologiche ed insufficienze,
io cerco dovunque questo presente,
attese infinite all'orizzonte
che riduciamo da bravi bambini
a relazioni e ad accendini,
ma ti ricordi il colore degli occhi,
le tue esigenze ed i miei fiori secchi?
E non sei tu,
non sono io,
il problema adesso,
anche se a pensarci bene
è tutto diverso
e non è la prima volta
che provo a scriverti di questo argomento,
ma nel prato vicino a casa tua
stanno costruendo
e io forse guardo a quel cantiere
come guardo a un segno
e ho l'età che avevi tu quando
mi guardavi là in mezzo.
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5. |
Ricalcolo
03:43
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Non ricordo più
il profumo delle tue spalle
quella volta che mi sono accorto
di dov'era casa tua e adesso
fiori sul terrazzo non ci sono più.
Non vorrei davvero
riempirti sempre di ricordi,
ma era solo per andarsene,
forse era per andarsene,
solamente per andarsene.
C'è di peggio di certe crostate
e della carta nella plastica
e delle nostre lampadine rotte,
c'è di peggio ascoltami,
che tutte queste volte
non contano poi niente
se sono le sette
e la luce fra i palazzi fuori
entra dalle finestre sporche.
Come fare a stare senza polvere,
senza dover piangere
tornando sulla tua bicicletta
con appena un po' di grandine,
con appena un po' di grandine,
ma era solo per andarsene.
Temo ancora troppo spesso
che non sia dentro le cose
quel principio di ricerca
che risponde alle persone
e sopratutto temo i controllori
in questa notte
di non sentire niente, temo,
di non avere più domande.
Come fare a stare senza polvere,
senza dover piangere
tornando sulla tua bicicletta
con appena un po' di grandine
e le braghe sulla sella bagnata
e in un momento ricordarsi di tutto
e appartenere a tutte queste finestre,
un manifesto, un magrebino che scappa.
e anche se dormi io lo so che aspetti
e mi fa strano ma lo so che aspetti,
e anche se dormi io lo so che aspetti
e non capisco ma lo so che aspetti.
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6. |
Le altre stelle
05:40
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Dalle finestre battiti di posate,
tu ci metti le pause
ed io le stronzate.
Agosto era grigio ed io
usavo il passato
per sentirmi in un libro
che non avrei finito.
I cani rimbombano,
nel buio nuvole sparse
e in un metro e mezzo mi lasci
una stella cadente.
Ah, mentre l’ultima onda s’infrange
sull’ultima spiaggia,
‘stanotte ho sognato che il mondo finiva
e ho ancora qualche speranza.
Hai un taglio sul volto
e due lacrime addosso,
ti chiedo a che pensi
e anche se non rispondi,
con questo bisogno di tempo
e di adesso,
io abbraccio il tuo polso
e seguo il tuo passo.
E così sono partito,
ti ho portato sul treno,
fammi camminare ancora,
la luce dei lampioni sulla strada,
a intermittenza nei tuoi occhi
chiusi.
E ho perso del tempo a inventarti,
a incendiare i luoghi sacri.
La prima volta che ho visto il tuo volto,
verso la fine del viaggio,
ho perso,
ho pianto.
Ah, mentre l’ultima onda s’infrange
sull’ultima spiaggia,
‘stanotte ho sognato che il mondo finiva
e ho ancora qualche speranza.
Hai un taglio sul volto
e due lacrime addosso,
ti chiedo a che pensi
e anche se non rispondi,
con questo bisogno di tempo
e di adesso,
io abbraccio il tuo polso
e seguo il tuo passo.
E ho visto qualcosa di grande
e te lo vorrei dire,
ma il silenzio percorre questa cazzo di distanza
che non riesco a capire
e devo ricordarmi di mangiare.
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montag Bergamo, Italy
Montag è un mio amico che scrive le canzoni e le canta. Me lo ricordo che avevamo 15 anni. Per me rimarrà sempre quella cosa lì, i ricordi belli e le corse per stare dentro al destino, via venti settembre che si illumina per la prima volta. Adesso la voce è intonata, ma credo che il cuore abbia ancora quindici anni, sennò non starei scrivendo sta cosa. ... more
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